"Guardiamoci allo specchio"
Conosco molto bene l'ambiente di una casa di riposo e nel corso della mia adolescenza ho scoperto quanto mi piacesse ascoltare gli anziani, le loro storie di vita dovrebbero essere d'ispirazione a tutti, però purtroppo non è così. Specialmente dopo ciò che è successo con la pandemia del 2020 ho sentito l'esigenza di valorizzare una categoria di persone che molto spesso non viene considerata dalla società di oggi. Preferiamo seguire influencer sui social media che parlano tanto senza dire nulla, invece di ascoltare persone che parlano poco ma che avrebbero tantissimo da dire e da insegnarci.
Per anni ho sentito crescere questo bisogno dentro di me finché mi si presentò l'occasione di parlarne con lisa, una ragazza che lavora nella casa di riposo di chiavenna. Se questo progetto esiste è grazie al direttore, a tutte le animatrici ma specialmente è grazie a lei e alla chiacchierata che abbiamo fatto quel giorno uggioso in cui abbiamo organizzato il tutto. Il nome del progetto deriva proprio da una frase che lei disse e che mi colpì particolarmente: "Ormai gli ospiti della casa di riposo non si guardano neanche più allo specchio…".
Non volevo fare i soliti ritratti visti e rivisti, so bene che se una persona qualsiasi prova ad immaginare una fotografia di un anziano penserà ad un viso serio con una posa rigida. Ed ecco perchè ho pensato di chiedere ai signori di provare a fare delle facce buffe e di sorridere: è stato bellissimo vedere le loro facce stranite da questa richiesta. Insieme ci siamo divertiti ma ci siamo anche emozionati, come per il signore Eugenio che ad ascoltare la canzone "Vecchio scarpone" gli è scesa qualche lacrima.
La cosa più importante per me era fare sentire bene la persona che avevo davanti e, se possibile, regalargli un'esperienza divertente in cui potevano guardarsi allo specchio attraverso la mia macchina fotografica. Per me è stato speciale immortalare questi anziani che hanno i segni della vita sul proprio viso e spero che loro, dopo questa esperienza, si guarderanno ancora allo specchio.
Le due mostre realizzate in cui ho esposto questo progetto: la prima in occasione del "Dì della brisaola" e la seconda allo Spazio Conca.
"Piccola valle, grandi sogni"
Sono una ragazza di 23 anni che vive in Valchiavenna, una valle che conta in tutto 25000 abitanti, una valle da cui i ragazzi fuggono perché si sentono limitati dalle poche risorse che offre per loro. Io stessa per un paio di anni me ne sono andata per poi scoprire che in realtà questa piccola valle può accogliere tante idee e, per fortuna, non sono stata l'unica ad avere avuto questo pensiero.
Con questo progetto volevo raccontare quindici idee nate e sviluppate da quindici under 30 "Valchiavennaschi doc". La mia sfida è stata cercare quindici realtà totalmente diverse tra di loro ed è stato più facile del previsto perché negli ultimi anni ci siamo avvicinati a due strade diametralmente opposte tra di loro ma altrettanto importanti: la tradizione e l'innovazione.
Quindi ho cercato di trovare colui che la storia della Valchiavenna l'ha insita dentro di lui, chi la studia attraverso i dialetti e chi ci lavora tutti i giorni facendoci trovare in tavola dei prodotti a km zero. Poi c'è chi guarda al futuro tramite il web e chi lo vuole costruire grazie alla sua mente da ingegnere. Non mancano gli artisti, gli artigiani e gli sportivi, che con i loro sogni possono "oltrepassare" le montagne che ci circondano, per portare ovunque la loro passione, vincendo anche dei campionati mondiali. Non dimentichiamo di chi queste montagne le supererà a breve partendo per diversi mesi con un van totalmente ristrutturato.
C'è qualcosa che rappresenta più il futuro dei bambini di oggi? Le due insegnanti che ho scattato vogliono coltivare queste piccole menti in due modi diversi ma con la stessa voglia di rendere ogni anima speciale. Come ultimo, ma non per importanza, ho deciso di integrare chi si trova dall'altra parte della cattedra e che ogni giorno studia e crede nel proprio futuro e nel proprio sogno.
Ogni foto è accompagnata da una parte scritta dal protagonista della fotografia che trasmette le motivazioni e i progetti di ognuno.
Ho creato questo progetto per ricordarci ogni giorno che se un sogno è abbastanza grande, anche una piccola valle lo può accogliere.
Grazie a questo progetto ho avuto l'onore di vincere il concorso indetto dalla Regione Lombardia, nella categoria "Storytelling fotografico 18-24 anni".
Progetto INdividuo
3 mesi, 1 solaio, 2 luci, 1 macchina fotografica e 52 persone, ecco cos'è #progettoINdividuo
Questo progetto è nato da un'esigenza incredibile di fare una delle cose che amo di più, unito al volermi sentire connessa alle persone in un momento storico dove è molto difficile farlo. Ho sempre amato le storie ma ancora di più sentirle raccontare dalle persone davanti a me, ascoltare e perdermi nelle loro parole.
Nel mio solaio sono entrate persone dai 2 agli 82 anni, provenienti da paesi, province e continenti diversi, ognuna con il proprio bagaglio. Tutto ciò mi ha permesso sia di conoscere delle persone nuove che hanno accettato senza tentennamenti questa mia proposta un po strana, sia di conoscere lati nuovi di persone che conosco da anni, sorprendendomi di come ciò possa essere ancora possibile.
Una delle cose più incredibili di cui mi sono resa conto è che in ognuna di queste 52 persone ho ritrovato un po di me stessa e contemporaneamente sono emersi lati della mia personalità che ancora non avevo esplorato.
Grazie a queste storie ho conosciuto mondi incredibili, sentire parlare le persone delle proprie passioni è così stimolante e altamente coinvolgente che in quel momento avrei voluto essere una pasticciera, un'attrice, una truccatrice, un'insegnante, una ballerina, una musicista, un soldato, un cecchino o tifare tantissimo Valentino Rossi.
Attraverso i racconti di viaggio sono volata in Islanda, Perù, Ecuador, Australia, Irlanda, Norvegia, Spagna, Giappone e molti altri posti da sogno dove ci sono rimasti pezzi di cuore. Ho ascoltato sogni e aspirazioni, momenti difficili, perdite e vincite, ansie e preoccupazioni, c'è chi si è emozionato, c'è chi ha versato lacrime di tristezza e chi di gioia.
C'è chi sa esprimere se stesso solo cantando, suonando, leggendo o parlando di ciò che gli fa stare bene e c'è chi invece sa esattamente chi è e mi ha parlato per ore di mille argomenti. C'è chi si è trovato subito a suo agio ad essere puntato da un obiettivo e chi, dopo mille tentativi, non ha smesso di sentirsi imbarazzato. Trovarmi davanti 52 persone con niente in comune, non è stato sempre semplice, ma tutto ciò mi ha permesso di apprezzare e amare infinitamente la bellezza della diversità delle persone.